Toma di Lanzo

Si tratta di un formaggio a latte vaccino crudo, intero o leggermente scremato per affioramento, dagli aromi ricchissimi e intensi variabili a seconda della stagionatura.

Cenni storici

150 d.c.

Risalgono le prime testimonianze di coloni e mandrie inviati in val d’Ala, al Pian della Mussa.

Nel 1477

Il medico Pantaleone da Confienza, nel suo libro “Summa lacticinorum” parla della toma con apprezzamento.

Metà del 1800

con l’avvento della villeggiatura della nobiltà e dell’alta borghesia torinese si diffonde non solo il consumo del prodotto, arrivando all’inizio del Novecento fino a New York, ma si inizia anche a scrivere di Toma su varie riviste, giornali e anche sulle prime guide turistiche che “raccontano” le Valli.

Nel 1883

Carlo Ratti, nella forse prima guida turistica delle Valli scriveva “..si ricava un burro eccellente e i formaggi conosciuti sotto i nomi di Fontina e Toma di Lanzo, che sono la principale fonte di esportazione delle Valli.”

La favorevole conformazione territoriale delle vallate alpine ha favorito da sempre lo sfruttamento dei prati e pascoli, anche a quote considerevoli; dall’inizio di giugno alla fine di settembre le mandria salgono dalla pianura ai ricchissimi alpeggi situati fino oltre i 2000 mt di altitudine.
Secondo il Disciplinare, alla denominazione “Toma di Lanzo”, possono essere aggiunte queste due menzioni:

“Alta Valle”, possibile in tutto il periodo dell’anno e nei territori con altitudine uguale o superiore ai 600 m slm.

“D’alpeggio”, possibile solo nel periodo che va dal 1 giugno al 15 ottobre di ogni anno e nei territori ad altitudine uguale o superiore ai 1200 m slm.

L’alimentazione delle bovine deve provenire, per almeno il 40%, dal territorio di produzione. Per le menzioni Alta Valle e D’alpeggio la percentuale sale rispettivamente al 60 e al 90 per cento.

Si tratta di un formaggio a latte vaccino crudo, intero o leggermente scremato per affioramento, dagli aromi ricchissimi e intensi variabili a seconda della stagionatura.